top of page

Il semplice piacere di creare: ripartire dal gesto artistico disinteressato



Riscopri la libertà del creare senza scopo: un gesto semplice che ti riporta a te stesso. Nel farlo, ritrovi una forma di benessere autentico, un contatto profondo con te stesso, dove la mente si quieta e lascia spazio alla presenza, al respiro, alla vita che scorre nel fare.



ree



Il gesto libero: recuperare la gioia del creare senza scopo


Ti sarà capitato di giocare con il colore su un foglio, o con una semplice linea di penna — solo per il piacere di vedere il segno prendere vita. Osservare come si trasforma, segno dopo segno, pennellata dopo pennellata, senza un’idea precisa – solo per il piacere di guardarlo accadere. Che cosa hai sentito, in quei momenti? Cosa si muoveva dentro di te mentre lo facevi?


È un gesto semplice, un atto di libertà sempre a portata di mano. Perché non lo facciamo più spesso, se ci fa stare bene? Forse perché diamo troppo peso al risultato, all’“opera”. Come se ogni gesto dovesse avere uno scopo, un’utilità, un giudizio.


Mentre ci concediamo di impastare una torta solo per il piacere di gustarla, o di curare un giardino sapendo che i fiori appassiranno, facciamo fatica a dedicare del tempo al gioco dei colori con il solo scopo di farlo. A lasciare che un dipinto esista solo per sé, senza uno scopo. E così, il piacere iniziale del fare viene presto condizionato: “cosa ne farò? qualcuno lo vedrà? come lo giudicherà? Senti il desiderio di mostrarlo, di esporlo — e il gioco si irrigidisce. Condizionato, perde respiro.


Quando il fare basta a sé stesso: la forza dell’arte senza risultato


Possiamo recuperare la libertà della pura esperienza creativa. Semplicemente fare, lasciando che il colore accada, che il segno si mostri, magari tenendo il risultato un po’ con noi per poi lasciarlo andare: metterlo nell’acqua, vedere il colore sciogliersi, le parti scomporsi, trasformarsi. O regalarlo, o buttarlo via — come un fiore che ha già offerto la sua bellezza.


Senza togliere valore alle molte opere che hanno nutrito e continuano a nutrire tante persone, creare immagini può diventare, per molti, un modo per sentirsi vivi e riconnettersi al pensiero non verbale — alla dimensione silenziosa e profonda che ci abita. Un modo per esercitare quella facoltà così intima e radicata nell’essenza di ognuno di noi: la facoltà creativa. Senza il bisogno di lasciare qualcosa di eterno, semplicemente per il piacere di creare e di esserci nel momento presente. 


Quando la creazione diventa una passione, può accendere entusiasmo e dedizione; quando diventa un lavoro, chiede di rispettare regole, tempi, aspettative. Ma quando resta un gesto semplice e intimo, un contatto diretto con la nascita di un’immagine — allora accende qualcosa di prezioso. Perché l’immagine ci appartiene da sempre. E’ una forma di linguaggio originario, una forma di conoscenza che abita il nostro corpo e la nostra memoria prima ancora della parola. Richiede un gesto libero, non finalizzato se non al contatto con una sorgente di verità e di presenza che vale la pena toccare.


L’arte di lasciare andare: il valore dell’impermanenza nel creare


L’idea di un’arte impermanente attraversa molte culture, antiche e contemporanee. In tutte, la creazione è un atto rituale, non un prodotto da conservare. Il gesto artistico non è inteso come produzione di un oggetto. E’, piuttosto, sola creazione di un pensiero, di una consapevolezza, di un’esperienza da metabolizzare e fare propria. Un’idea che ha radici antiche: non finalizzare l’atto creativo all’opera ma al gesto stesso, al rito, alla connessione con la vita e con l’anima.


Nella nostra società, invece, l’opera è stata per troppo tempo avvolta da un’aura di eccezionalità e di distanza, come se la possibilità di creare appartenesse solo a pochi eletti. Come se il diritto di esistere fosse solo da attribuire alle opere “riuscite”. Ma è la tensione verso la riuscita, che ci muove – non la riuscita.


Restituire alla creatività la sua dimensione quotidiana, umana e imperfetta significa riconnettersi a una saggezza originaria: quella che vede nell’atto del creare non un traguardo ma un passaggio. Perché l’arte è di tutti, è un modo di abitare il mondo con presenza e meraviglia.


Recuperare questo modo di muoversi nella creazione di immagini insegna a uscire dalla dimensione della prestazione per entrare nel “vuoto fertile” dell’attesa, del compiersi. Del lasciar decantare e affiorare parti forse marginali, dimenticate o – soltanto, messe da parte in attesa di tempi migliori. Ma quando, se non adesso? Qui e ora, nel “fare senza fare” del gesto artistico? 



Se non mi conosci, il mio nome è Nicoletta Freti. Da molti anni accompagno persone in percorsi di trasformazione, nutrendo il lavoro interiore con la forza del pensiero creativo. Attraverso il counseling e il linguaggio delle immagini, facilito il cambiamento in percorsi individuali e di gruppo. Aiuto chi si sente bloccato o disconnesso a ritrovare contatto con sé stesso. Scrivimi, dimmi se ti piacerebbe recuperare la gioia del creare senza scopo. Ti risponderò.




Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
bottom of page