Il laboratorio esperienziale
Il laboratorio è proposto a tutti coloro che desiderano addestrarsi alla cura di sé nella relazione di cura reciproca. Possono partecipare coppie già formate o persone singole che troveranno un partner per il lavoro all'interno del laboratorio. L'idoneità del candidato dovrà essere verificata nel colloquio di valutazione necessario per l'iscrizione alla scuola. Il laboratorio non può essere inteso come sostitutivo di una psicoterapia per chi ha disturbi o problemi tali da richiederla.
La tecnica fondamentale del laboratorio è semplice. Si formano delle coppie di lavoro, al cui interno uno dei due partner assume il ruolo del cliente e l'altro quello del counselor (nel corso della stessa giornata di laboratorio i due si scambieranno le parti: il counselor diventerà cliente e viceversa). L'idea alla base del laboratorio è che la funzione terapeutica non sia una prerogativa di professionisti addestrati a svolgerla. La cura di sé e dell'altro è basilare in tutte le relazioni di crescita e avviene grazie alla risposta che il curante dà ai bisogni elementari di cura propri di ogni essere umano. Il laboratorio ha la finalità di addestrare i partecipanti a riconoscere questi bisogni elementari e a rispondervi in modo adeguato.
Anche l'istruzione di base data al cliente è semplice: "Metti l'attenzione sul respiro e dimmi quello che ti succede". Questa istruzione può essere considerata una variante della regola fondamentale della psicoanalisi ("dimmi tutto ciò che ti passa per la mente"), con un paio di differenze significative. "Dimmi che cosa ti succede" include "tutto ciò che ti passa per la mente", ma dirige l'attenzione sull'esperienza del momento, piuttosto che sulle libere associazioni. È un "dimmi che cosa senti", piuttosto che "dimmi che cosa pensi" ("dimmi anche che cosa pensi, ma secondariamente a ciò che senti"). Il cliente è invitato a cogliere l'esperienza del qui-e-ora, con particolare riferimento alle sensazioni corporee, alle emozioni e ai sentimenti. È invitato a usare il linguaggio prevalentemente per descrivere l'esperienza del momento, riducendone per quanto possibile l'uso discorsivo, argomentativo e narrativo. In particolare, il cliente è invitato a prestare attenzione all'esperienza del rapporto con il partner (il suo counselor) e con il gruppo.
La differenza principale con la psicoanalisi consiste nel fatto che il cliente è invitato non solo a prestare attenzione a sentimenti e pensieri e verbalizzarli, ma anche a riportare continuamente l'attenzione al respiro. Questa tecnica, mediata dalle "breath therapies", e prima ancora da molte tecniche tradizionali di meditazione, ha diversi obiettivi. In primo luogo il tornare continuamente al respiro è un modo per spezzare gli automatismi percettivi,verbali e comportamentali, riportando il soggetto alla presenza a sé stesso qui-e-ora. In altre parole è un modo per tornare continuamente all'esperienza genuina del momento, abitualmente coperta dai circuiti automatici che catturano l'attenzione. In secondo luogo, il suggerimento di praticare una respirazione profonda (lenta ma più profonda del normale e "a pieni polmoni", cioè diaframmatica) oltre a facilitare il compito di dirigere l'attenzione sul respiro facilita il contatto con l'esperienza profonda, cioè con emozioni abitualmente escluse dalla coscienza. In altre parole, la respirazione profonda facilita la comunicazione con l'inconscio (è stato detto che se il sogno è la via regia all'inconscio, la respirazione profonda ne è la via imperiale). In terzo luogo la respirazione, con le due fasi inspiratoria ed espiratoria, è naturalmente strutturata secondo un ritmo di prendere e lasciare andare che ha una particolare affinità con la dialettica del controllo e dell’abbandono, di cruciale importanza nella cura di sé.
(Su questa dialettica, e sulle istruzioni per l’uso del laboratorio, v. il Manualetto, da cui è estratto il testo che precede).